IL MILLENARIO CASTELLO DI SANT’ALESSIO TESTIMONE DI ARTE, STORIA, FEDE, NATURA
LA FORTEZZA: dalle origini al 1413.
Guardando oggi il castello di Sant’Alessio, merita leggerne la muratura antica e provare a separarla da quella quattrocentesca –i tamponamenti dei merli, le finestre tutte- per vederlo com’era quando fu costruito, probabilmente nel corso dell’XI secolo: la cinta muraria, allora appunto priva di finestre e di tetto e con ancora i merli quadrati. Quasi certamente mancavano quasi tutti i locali interni in muratura. Forse la cinta sostituiva una struttura lignea di origine longobarda o tardoantica, come è dimostrato dallo schema costruttivo che segue strettamente il modello del castrum romano: fossato, muro perimetrale basso e quadrato, munito di porta fortificata, con torre al centro. Lo fa pensare ancor più il pesante indizio dei quattro lati, di c. 35,52 metri, ciascuno: un actus, misura romana fatta propria dai Longobardi che la chiamavano storo, mai più usata dopo la riforma di Carlomagno del 790. La torre, con la sola eccezione delle finestre e porte a profilo rettangolare, è ora come era nata contemporaneamente alla cinta muraria.
Più del dettaglio, pura curiosità antiquariale, dell’epoca esatta dell’edificazione, ciò che veramente colpisce in questa costruzione è la testimonianza –pressoché la sola sopravvissuta quasi integra- della tradizionale architettura militare romana.
IL CASTELLO: dal 1413 al 1525.
Nel 1413 il condottiero Franceschino Beccaria acquista o usurpa la fortezza, o almeno la parte di essa non ancora di sua proprietà, dalla famiglia Canepanova. Nel 1481 il figlio Girolamo la trasforma in castello residenziale, quasi rispettando la volumetria originale, ma accecando i merli, rialzando le mura di tre corsi di mattoni e aggiungendo il tetto, se già non ve n’era uno, almeno parziale. Intende forse usare il castello anche come casa di caccia, data la vicinanza con il Parco Visconteo. Importanti interventi architettonici e di decorazione a fresco, prevalentemente in stile gotico ma, qua e là, rinascimentale.
IL CASTELLO: L’ASSEDIO, LA BATTAGLIA E IL RITORNO ALLA VITA CORTESE: dal 1525 al 1650.
Febbraio 1525. L’armata imperiale spagnola toglie ai Francesi, che se ne erano impadroniti nel 1500, il castello di Sant’Alessio, che poi è assediato da Giovanni delle Bande Nere. L’edificio subisce rilevanti danni ma non è riconquistato. Prima dell’alba del 24 febbraio gli Spagnoli lasciano il fortilizio e gli altri loro acquartieramenti e vanno a vincere la Battaglia di Pavia.
Durante l’assedio, il castello è pesantemente danneggiato, con la perdita definitiva della porta fortificata antistante l’attuale chiesa del villaggio. Negli anni successivi è restaurato, probabilmente con cura negli interni ma più frettolosamente nelle pareti esterne. Ultimi fuochi della vita cortese: Sant’Alessio è al centro dell’attività diplomatica e culturale di Alfonso Beccaria.
LA VIA FRANCIGENA: dal 1651 al 1796.
Il borgo di sant’Alessio, come dice il nome del suo Santo patronimico è già da secoli tappa o almeno sul percorso dei pellegrini romei e diretti in Terrasanta. Estinto il ramo dei Beccaria che ne aveva fatto una specie di feudo –feudo che Sant’Alessio formalmente non fu mai- gli eredi trasformano il castello in ospizio per i pellegrini. Umiliato da lavori irrispettosi delle sue bellezze artistiche e architettoniche, il castello è però arricchito, nel piano terra della torre ristrutturata, da affreschi di grande interesse iconografico; i piani superiori, resi accessibili da un ponte e da scale in muratura, sono adibiti ad alloggio per i viandanti.
LA DECADENZA: dal 1796 al 1973.
Il castello è progressivamente degradato a stalla, uffici, scuola, granaio. Usato come stalla e prigione dall’occupante tedesco, è infine abbandonato.
LA RINASCITA E IL FUTURO: dal 1973 AL XXI SECOLO.
Restauro dell’edificio e creazione dell’Oasi. Il castello di Sant’Alessio torna parzialmente all’antico splendore (qualcosa di ognuno dei......cicli di affreschi si è salvato, ma con perdite quantitative rilevanti) e diventa il centro nevralgico dell’Oasi naturalistica di Sant’Alessio che ha reintrodotto in Italia specie scomparse da secoli, come la Cicogna bianca, il Mignattaio, la Spatola......
L’edificio si è in tal modo riappropriato di una delle antiche funzioni dei castelli: non solo residenza dei Signori e luogo fortificato, ma anche centro nevralgico di attività di grande rilievo sociale.
La giovane generazione della famiglia Salamon spera di riscattare il castello e l’Oasi di Sant’Alessio, attualmente proprietà di terzi, che però li gestiscono con generoso disinteresse. Ripresa dell’attività di restauro e, rispettando le architetture e lo spirito del luogo, ulteriore miglioramento della capacità di uso da parte dei visitatori.